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La reiterazione di post diffamatori sui social può integrare il reato di atti persecutori (Cass. pen. n. 49288/23)

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La sentenza in commento si segnala per avere chiarito, in linea con precedenti arresti giurisprudenziali, che la sistematica diffusione online di contenuti diffamatori, se idonea a determinare nella vittima un perdurante stato d'ansia o una modifica delle abitudini di vita, può integrare gli estremi del reato di atti persecutori ex art. 612-bis c.p.


Fatto

La Corte di appello di Catanzaro confermava la condanna, anche agli effetti civili, di un soggetto per i reati di diffamazione aggravata (art. 595 c.p.) e, in riforma della pronuncia di primo grado, per atti persecutori (art. 612-bis c.p.) commessi ai danni del Sindaco pro tempore di un comune calabrese. L'imputato, tramite un blog e il proprio profilo Facebook, aveva pubblicato in modo ripetuto e sistematico contenuti calunniosi e denigratori, inducendo la vittima a uno stato di grave prostrazione psicologica, con diagnosi di sindrome ansioso-depressiva e necessità di cure farmacologiche.


Decisione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 49288/2023, ha rigettato il ricorso, confermando la configurabilità del delitto di atti persecutori in concorso con la diffamazione.

La Suprema Corte ha ribadito che rientra nel concetto di "molestia" ai sensi dell'art. 612-bis c.p. ogni condotta idonea a generare un clima ostile e intimidatorio nei confronti della vittima. In tale contesto possono rientrare anche le condotte diffamatorie, qualora connotate da reiterazione, intensità, finalità persecutorie e tali da incidere sulla sfera psichica della vittima.

Né può invocarsi in tali casi l'esimente del diritto di critica: quando la pubblicazione trascende i limiti della continenza e si traduce in una campagna delegittimante e ossessiva, l'autore risponde anche del più grave delitto di stalking.


Principio di diritto

Integra il delitto di atti persecutori l'opera di reiterata delegittimazione della persona offesa realizzata dal soggetto attivo attraverso una serie protratta di condotte diffamatorie che, travalicando i limiti del legittimo esercizio della libertà di espressione e informazione, configurano uno stillicidio persecutorio, costringendo la vittima ad alterare le proprie abitudini di vita e a vivere in uno stato di costante ansia e timore.

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