Premessa
In questo articolo analizziamo una sentenza della Corte d’Appello di Bari, Prima Sezione Penale, che rappresenta un esempio interessante di come il decorso del tempo possa incidere sull’esito di un processo penale.
Questo caso, che ha visto coinvolti due imputati accusati di riciclaggio di un veicolo di provenienza furtiva e condannati in primo grado nel 2014, offre spunti di riflessione utili per chi si occupa di strategie difensive in ambito penale. Analizzeremo i fatti, lo svolgimento processuale e i motivi che hanno portato alla declaratoria di estinzione del reato per prescrizione.
L’accusa
Gli imputati erano stati accusati di avere, in concorso tra loro e con altri coimputati, compiuto operazioni atte a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di un’autovettura risultata compendio di furto.
Le operazioni contestate includevano la sostituzione della targa con quella di un altro veicolo, la contraffazione del numero di telaio e l’utilizzo dei dati di un veicolo rottamato per riciclare un veicolo rubato.
La Procura aveva fondato le accuse su intercettazioni telefoniche, documentazione acquisita durante le indagini e perizie tecniche sul veicolo in questione.
Il processo di primo grado
Nel 2014, il Tribunale di Bari aveva condannato i due imputati alla pena di due anni e otto mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 1.000 euro ciascuno. La sentenza si basava su prove ritenute certe in merito alla partecipazione degli imputati alle operazioni di alterazione del veicolo.
Tuttavia, la difesa aveva tempestivamente impugnato la sentenza, sollevando questioni procedurali e contestando la ricostruzione dei fatti operata dal Tribunale.
Il giudizio di appello
Il processo d’appello si è protratto per diversi anni a causa di rinvii e della necessità di rinnovare la citazione degli imputati.
La difesa ha presentato molteplici motivi di appello, richiedendo:
La nullità della sentenza di primo grado per mancata rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale in seguito alla modifica del collegio giudicante;
La richiesta di assoluzione per insufficienza o contraddittorietà delle prove;
La derubricazione del reato di riciclaggio in quello di ricettazione o furto, sostenendo che non vi fosse prova della partecipazione diretta degli imputati alle operazioni di riciclaggio;
La richiesta di riconoscimento di attenuanti specifiche in caso di conferma della condanna.
Durante il giudizio di appello, CA.Mi. aveva reso dichiarazioni spontanee, assumendosi la responsabilità del furto del veicolo e sostenendo che la sorella CA.Es. fosse all’oscuro delle operazioni successive.
La decisione della Corte d’Appello
La Corte ha riconosciuto che il tempus commissi delicti doveva essere retrodatato al 2007, periodo in cui erano state completate le operazioni di riciclaggio. Considerando il lungo decorso processuale e i periodi di sospensione dei termini di prescrizione, il reato si è dichiarato estinto per intervenuta prescrizione.
In linea con i principi stabiliti dalle Sezioni Unite della Cassazione, la Corte ha ritenuto che, in assenza di elementi che dimostrassero con evidenza l’innocenza degli imputati, non vi fossero le condizioni per una pronuncia di assoluzione nel merito.
Tuttavia, ha disposto la declaratoria di non doversi procedere per estinzione del reato.
Principi giuridici enunciati
Prescrizione e Retrodatazione: La sentenza sottolinea l’importanza della corretta individuazione del momento di commissione del reato ai fini del calcolo della prescrizione.
Pronuncia liberatoria: In presenza di prescrizione, il giudice può emettere una sentenza di assoluzione solo quando l’innocenza dell’imputato emerga in modo evidente dagli atti.
Diritti della difesa: La durata del processo e le questioni procedurali sollevate evidenziano l’importanza di una difesa tecnica accurata e della corretta gestione delle fasi processuali.
Conclusioni
Questo caso rappresenta un esempio della complessità dei processi penali in materia di reati contro il patrimonio e riciclaggio.
La prescrizione del reato, pur non equivalendo a un’assoluzione piena, ha permesso agli imputati di evitare una condanna definitiva, grazie anche al lavoro della difesa che ha saputo valorizzare ogni aspetto procedurale e sostanziale.
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