
Con la sentenza n. 9381/2025, la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa valutazione delle dichiarazioni testimoniali della difesa da parte della Corte d’Appello può comportare l’annullamento della condanna per appropriazione indebita, poiché le testimonianze possono incidere sulla qualificazione giuridica del fatto.
La decisione ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Napoli, che aveva confermato la condanna di R. per appropriazione indebita aggravata, disponendo un nuovo esame per valutare l’incidenza delle dichiarazioni testimoniali sul quadro probatorio.
Il caso: contestata l’appropriazione indebita di somme liquidate dal Ministero della Difesa
R., avvocato, era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Torre Annunziata il 21 giugno 2022 per il reato di appropriazione indebita aggravata (art. 646 c.p.), con riferimento alla gestione delle somme liquidate dal Ministero della Difesa a favore del suo cliente F..
La Corte d’Appello di Napoli, con sentenza del 22 gennaio 2024, aveva confermato la condanna, ritenendo che R. si fosse indebitamente appropriato di una parte delle somme spettanti a F., incassate a titolo di risarcimento nell’ambito di un contenzioso dinanzi alla Corte dei Conti.
Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, contestando:
L’omessa valutazione delle dichiarazioni testimoniali a favore della difesa
La Corte d’Appello non aveva considerato le testimonianze degli avvocati E. e S., nonché della segretaria di studio G., che confermavano l’esistenza di un accordo chiaro tra R. e F. per la divisione del 50% delle somme liquidate.
L’errata qualificazione giuridica del fatto come appropriazione indebita
Il ricorrente sosteneva che F. fosse consapevole del contenuto del patto di quota lite e che l’avvocato fosse legittimato a trattenere il 50% delle somme in base all’accordo sottoscritto.
La Corte d’Appello non aveva analizzato adeguatamente la validità del patto e il suo impatto sulla configurabilità dell’appropriazione indebita.
L’errata determinazione della somma contestata
La difesa ha evidenziato che una parte della somma indicata in sentenza non era stata effettivamente movimentata dall’imputato, essendo confluita su un conto cointestato con F.
La mancata restituzione della somma di 41.122,56 euro sequestrata
La Corte d’Appello aveva differito la restituzione della somma fino al passaggio in giudicato della sentenza, nonostante fosse già stato accertato che il sequestro non aveva titolo giuridico.
La decisione della Cassazione
La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, stabilendo che:
L’omessa valutazione delle prove testimoniali della difesa costituisce un vizio della sentenza
Le dichiarazioni dei testi difensivi non erano state confutate dalla Corte d’Appello, che si era limitata a confermare la condanna senza analizzarle nel merito.
I testimoni avevano riferito che il cliente F. era consapevole dell’accordo di ripartizione del 50% delle somme liquidate, il che poteva incidere sulla qualificazione giuridica del fatto.
In questi casi, il giudice d’appello ha l’obbligo di motivare il perché ritiene irrilevanti o inattendibili le testimonianze della difesa (Cass. Sez. U, n. 9977/2023).
Il patto di quota lite può incidere sulla configurabilità dell’appropriazione indebita
Se un cliente ha sottoscritto un accordo per cedere parte delle somme liquidate al proprio difensore, non si può automaticamente configurare il reato di appropriazione indebita.
La Corte d’Appello avrebbe dovuto valutare la validità del patto e verificare se l’imputato avesse effettivamente violato l’accordo.
Annullamento con rinvio per una nuova valutazione delle prove
La Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando alla Corte d’Appello di Napoli per un nuovo esame sulla rilevanza delle dichiarazioni testimoniali.
Il giudice del rinvio dovrà valutare se il quadro probatorio giustifichi ancora la condanna per appropriazione indebita o se sussistano elementi per un’eventuale riqualificazione del fatto.
Rigetto dell’istanza di restituzione della somma sequestrata
La Cassazione ha dichiarato inammissibile la richiesta di restituzione immediata della somma di 41.122,56 euro, ritenendo che la questione dovrà essere trattata nella fase esecutiva.
Conclusioni
La sentenza ha affermato in materia di appropriazione indebita e valutazione delle prove testimoniali:
Il giudice d’appello ha l’obbligo di esaminare e motivare la rilevanza delle dichiarazioni testimoniali della difesa.
Un patto di quota lite può incidere sulla configurabilità dell’appropriazione indebita, e la sua esistenza deve essere adeguatamente valutata dal giudice.
Le sentenze d’appello che si limitano a confermare la decisione di primo grado senza analizzare le prove difensive possono essere annullate per vizio di motivazione.
La richiesta di restituzione di somme sequestrate può essere valutata solo nella fase esecutiva, salvo casi di nullità assoluta.