
Con la sentenza n. 9394/2025, la Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha stabilito che una condanna per bancarotta fraudolenta deve contenere una motivazione chiara e dettagliata sulle specifiche forme di bancarotta ritenute sussistenti e sulle aggravanti applicate, altrimenti la sentenza è nulla per difetto di motivazione.
La decisione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello di Bari, che aveva condannato F. per bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della F. s.r.l., rinviando il caso a una diversa sezione della stessa Corte per un nuovo esame.
Il caso: bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale contestata all’amministratore della F. s.r.l.
F., amministratore unico della F. s.r.l., fallita il 18 giugno 2012, era stato condannato per bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, con l’accusa di:
Sottrazione e distruzione dei libri e delle scritture contabili, rendendo impossibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società.
Azzeramento, nel bilancio del 2008, del conto “debiti verso soci per finanziamenti” per un importo di 30.174,00 euro, in modo da favorire i soci.
La Corte d’Appello di Bari, con sentenza del 6 febbraio 2024, aveva confermato la condanna, respingendo le richieste della difesa di:
Escludere la sussistenza della bancarotta fraudolenta documentale per mancanza di dolo specifico.
Dichiarare insussistente la bancarotta fraudolenta patrimoniale per assenza di prove sulla distrazione di beni.
Riconoscere l’attenuante della tenuità del danno patrimoniale e ridurre la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Il difensore di F. ha presentato ricorso per Cassazione, contestando:
La mancanza di una motivazione chiara sulla sussistenza della bancarotta fraudolenta documentale
La difesa ha sostenuto che il dolo non poteva essere desunto solo dalla mancata consegna dei libri contabili, senza dimostrare che la distruzione fosse finalizzata a danneggiare i creditori.
L’assenza di prove sulla bancarotta fraudolenta patrimoniale
Secondo la difesa, la relazione del curatore fallimentare non evidenziava distrazioni di beni societari né pagamenti sospetti.
L’azzeramento del debito verso i soci non costituiva una distrazione patrimoniale, ma una semplice operazione contabile priva di effetti pregiudizievoli per i creditori.
La totale assenza di motivazione sulle aggravanti contestate
La Corte d’Appello si era limitata ad affermare che “trova ampia giustificazione l’aggravante contestata”, senza spiegare quale aggravante fosse applicata (tra quella dei più fatti di bancarotta e quella del danno patrimoniale di rilevante gravità).
La mancata concessione dell’attenuante della tenuità del danno patrimoniale
La sentenza non forniva alcuna spiegazione sul mancato riconoscimento dell’attenuante, nonostante fosse stata espressamente richiesta in appello.
La decisione della Cassazione
La Suprema Corte ha accolto il ricorso e annullato la sentenza, stabilendo che:
La motivazione della sentenza deve indicare con chiarezza quali forme di bancarotta fraudolenta sono state ritenute sussistenti
Non è sufficiente affermare genericamente che la bancarotta fraudolenta è provata, ma occorre specificare se si tratta di bancarotta documentale specifica o generica e quali elementi ne giustificano la configurazione.
Nel caso in esame, la Corte d’Appello non ha chiarito se l’imputato avesse distrutto intenzionalmente la documentazione o se l’avesse semplicemente smarrita, rendendo la motivazione insufficiente.
L’applicazione della bancarotta fraudolenta patrimoniale richiede prove concrete di una distrazione di beni
L’azzeramento di una voce di bilancio non costituisce automaticamente un atto distrattivo, se non vi è prova che tale operazione abbia realmente inciso sul patrimonio della società.
La Corte d’Appello non ha spiegato in che modo la cancellazione del debito verso i soci abbia arrecato un danno ai creditori, né ha quantificato l’importo effettivamente sottratto.
L’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità non può essere applicata senza una motivazione dettagliata
Non basta affermare che “trova ampia giustificazione l’aggravante contestata”, ma occorre spiegare su quali elementi si fonda la sua applicazione (Cass. Sez. 5, n. 48203/2017, Meluzio).
Nel caso in esame, la Corte d’Appello non ha specificato quale aggravante fosse stata applicata, rendendo la motivazione nulla.
L’attenuante della tenuità del danno patrimoniale deve essere esaminata e motivata
Se la difesa ne fa richiesta, il giudice deve spiegare perché l’attenuante non è applicabile, altrimenti la sentenza è viziata per difetto di motivazione.
Condanna della Corte d’Appello a un nuovo esame della vicenda
La sentenza è stata annullata e il processo rinviato a una diversa sezione della Corte d’Appello di Bari, che dovrà riesaminare la responsabilità dell’imputato e motivare adeguatamente sulla sussistenza delle aggravanti.