
Con la sentenza n. 8301/2025, la Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha ribadito il seguente principio di diritto in materia di responsabilità per colpa nei reati di omicidio e lesioni personali colpose: se la vittima ha adottato condotte gravemente imprudenti, il giudice deve considerarle ai fini dell’accertamento della responsabilità dell’imputato.
La decisione ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Bologna, che aveva confermato la condanna di un autotrasportatore per omicidio colposo stradale senza un’adeguata valutazione della connessione tra la sua condotta e l’incidente mortale.
Il caso: incidente stradale e responsabilità del conducente
L’imputato era stato condannato in primo grado e in appello per omicidio colposo (art. 589-bis c.p.), in relazione a un incidente avvenuto il 15 maggio 2022 lungo la SS9 – Via Emilia.
Secondo l’accusa:
L'imputato, B., alla guida di un autocarro, avrebbe invaso parzialmente la corsia opposta durante una manovra di sorpasso.
La vittima, R., a bordo di una motocicletta, avrebbe perso il controllo del mezzo, finendo contro il guardrail e decedendo sul colpo.
Tuttavia, la difesa ha sostenuto che:
L’invasione di corsia era minima e non determinante per la caduta della vittima.
R. viaggiava a velocità superiore ai limiti, contribuendo autonomamente all’incidente.
La dinamica dell’incidente non consentiva di stabilire con certezza un nesso causale diretto tra la condotta di B. e la perdita di controllo della moto.
La Corte d’Appello di Bologna aveva confermato la condanna, ritenendo che l’invasione di corsia avesse comunque contribuito al verificarsi dell’evento.
La difesa ha presentato ricorso per Cassazione, sollevando i seguenti motivi:
Errata applicazione del principio di causalità
La Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente motivato il nesso tra la condotta dell’imputato e l’incidente, basandosi su mere ipotesi.
Mancata valutazione del comportamento della vittima
L’alta velocità di R. avrebbe potuto costituire una causa autonoma e sufficiente dell’evento, interrompendo il nesso causale.
Violazione del principio di colpevolezza
La condanna si sarebbe fondata su una presunzione di responsabilità, anziché su un accertamento rigoroso della colpa dell’imputato.
La decisione della Corte
La Suprema Corte ha annullato con rinvio la sentenza, stabilendo che:
La responsabilità per colpa richiede una connessione effettiva e adeguata tra condotta ed evento
L'imputato può essere ritenuto colpevole solo se la sua condotta ha avuto un’incidenza concreta e determinante nella produzione dell’evento lesivo.
Non basta dimostrare che la condotta abbia creato un generico rischio, ma è necessario che essa sia stata la causa diretta dell’evento.
Il comportamento della vittima può influire sulla valutazione della colpa
Se la vittima ha adottato un comportamento imprudente, tale condotta può interrompere il nesso causale o attenuare la responsabilità dell’imputato.
Nel caso specifico, la velocità della vittima doveva essere considerata come possibile causa alternativa dell’incidente.
Il giudice di merito deve motivare in modo rigoroso l’accertamento della causalità
Non è sufficiente ipotizzare una connessione tra la condotta e l’evento, ma occorre una verifica basata su dati concreti e sul principio della causalità adeguata.
Nel caso in esame, la Corte d’Appello non ha adeguatamente motivato la relazione di causalità, limitandosi a ritenere che la semplice invasione di corsia fosse sufficiente a fondare la colpa dell’imputato.
Il rinvio impone una nuova valutazione del nesso causale
La Corte d’Appello dovrà riesaminare la dinamica dell’incidente, verificando se vi sia stata una causa alternativa e indipendente rispetto alla condotta dell’imputato.
In conclusione, la sentenza ha affermato in tema di reati colposi:
Il principio di causalità adeguata deve essere applicato con rigore: non basta che la condotta dell’imputato abbia creato un rischio generico, ma occorre dimostrare che essa sia stata la causa diretta dell’evento.
Il comportamento della vittima è un elemento essenziale nella valutazione della colpa: se la vittima ha adottato condotte gravemente imprudenti, il giudice deve considerarle ai fini dell’accertamento della responsabilità dell’imputato.
Le sentenze di merito devono motivare con precisione il nesso causale: non è sufficiente una motivazione generica sulla “contribuzione” dell’imputato all’evento, ma occorre una dimostrazione chiara della relazione causale tra condotta ed evento lesivo.
Le condanne per reati colposi non possono basarsi su presunzioni: l’accertamento della colpa deve essere concreto e basato su dati certi, escludendo ipotesi e supposizioni.