
Con la sentenza n. 9391/2025, la Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha affermato che un sequestro probatorio di somme di denaro è illegittimo se manca una motivazione chiara sul nesso tra il denaro sequestrato e il reato contestato, non potendo il mero possesso di una somma elevata giustificare automaticamente l'ablazione.
La decisione ha annullato il sequestro di 41.190,00 euro nei confronti di K., ordinando la restituzione della somma sequestrata.
Il caso: sequestro di denaro in un'indagine per spaccio di stupefacenti
K., indagato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/1990), era stato sottoposto a un sequestro probatorio di 41.190,00 euro nel corso di una perquisizione domiciliare eseguita dalla polizia giudiziaria il 6 luglio 2024.
Il Tribunale del Riesame di Udine, con ordinanza del 23 luglio 2024, aveva confermato il sequestro, ritenendo che:
l’ingente somma di denaro trovata in contanti, nascosta in un comodino e costituita da banconote di vario taglio, fosse indicativa di attività illecita.
l’indagato non fosse in grado di giustificare il possesso della somma, non avendo una stabile occupazione.
il denaro potesse essere il provento dell’attività di spaccio, rendendo legittimo il sequestro probatorio ai fini investigativi.
Il difensore di K. ha presentato ricorso per Cassazione, contestando:
L’assenza di un reale vincolo di pertinenzialità tra il denaro sequestrato e il reato contestato
La difesa ha sostenuto che il Tribunale non aveva fornito alcuna prova concreta della derivazione del denaro dall’attività di spaccio, limitandosi a ipotesi generiche.
La motivazione apparente sulle esigenze probatorie del sequestro
Secondo la difesa, il Tribunale non aveva spiegato in che modo il mantenimento del sequestro fosse utile ai fini delle indagini, facendo riferimento a una possibile confisca futura anziché a reali esigenze probatorie.
La decisione della Cassazione
La Suprema Corte ha accolto il ricorso e annullato il sequestro, stabilendo che:
Il sequestro probatorio del denaro è legittimo solo se esiste un effettivo nesso tra la somma sequestrata e il reato ipotizzato
Il mero possesso di una somma elevata non può giustificare automaticamente il sequestro, se non vi è alcuna prova concreta della sua derivazione dall’attività di spaccio (Cass. Sez. 6, n. 21122/2017, Peritore).
Nel caso in esame, il Tribunale ha omesso di motivare in che modo il denaro fosse legato direttamente all’attività illecita, limitandosi a considerazioni generiche sulla sua origine sospetta.
Le esigenze probatorie devono essere chiaramente indicate e non basate su ipotesi future di confisca
Il sequestro probatorio deve essere finalizzato all’acquisizione di prove e non a una futura confisca del bene.
Nel caso in esame, il Tribunale ha motivato il sequestro facendo riferimento alla possibilità di un successivo provvedimento di confisca, senza spiegare quale fosse la reale utilità del sequestro ai fini investigativi.
Una motivazione basata su sviluppi futuri e incerti non può giustificare il sequestro probatorio (Cass. Sez. 6, n. 23046/2017, Veizi).
La Corte ha quindi annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e il decreto di convalida del sequestro probatorio del 6 luglio 2024, disponendo la restituzione della somma all’avente diritto.
Conclusioni
La sentenza ha affermato in tema di misure cautelari reali e sequestro probatorio:
Il denaro sequestrato deve avere un nesso chiaro con il reato ipotizzato, non essendo sufficiente il mero possesso di una somma elevata in contanti.
Il sequestro probatorio deve essere motivato con riferimento a specifiche esigenze investigative e non in previsione di una futura confisca.
Una motivazione basata su ipotesi generiche o su mere supposizioni non è sufficiente a giustificare il sequestro di somme di denaro.
Il giudice del riesame deve verificare la reale utilità del sequestro ai fini delle indagini e non limitarsi a convalidare l’ablazione basandosi su presunzioni astratte.