Omesso versamento delle ritenute: ecco cosa rischia davvero l’imprenditore
- Avvocato Del Giudice
- 8 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Quando l’imprenditore si trasforma, suo malgrado, in imputato
Gestire un’azienda in Italia è impresa ardua. Tra burocrazia, tassazione e scadenze a volte impossibili da rispettare, non è raro che un imprenditore si ritrovi — magari senza nemmeno rendersene conto — sul banco degli imputati.
Una delle trappole più insidiose? L’omesso versamento delle ritenute certificate.
Ma cosa vuol dire esattamente? E, soprattutto, quando scatta il reato?
Ritenute certificate: il confine tra illecito amministrativo e reato
Ogni datore di lavoro agisce come sostituto d’imposta: trattiene IRPEF in busta paga e la versa allo Stato. Se non versa queste somme, incorre in sanzioni. Ma non tutte le omissioni sono uguali.
Dal punto di vista penale, oggi si può rispondere del reato di cui all’art. 10-bis del D.lgs. 74/2000 solo se le ritenute non versate sono state effettivamente certificate ai lavoratori.
In altre parole: se il datore rilascia la Certificazione Unica (CU) al dipendente e poi non versa quanto trattenuto, può finire sotto processo penale.
Se invece la CU non viene consegnata, non c’è reato, ma solo un illecito fiscale sanzionato in via amministrativa. Questo è il principio ribadito prima dalla Corte costituzionale (sent. n. 175/2022) e poi dalla Cassazione penale (Sez. III, n. 18214/2024).

L’errore più comune? Pensare che basti il modello 770
Molti imprenditori ritengono, in buona fede, che trasmettere il modello 770 all’Agenzia delle Entrate sia sufficiente. Non è così.
La giurisprudenza oggi è chiarissima: la trasmissione telematica all’Agenzia non vale come consegna della certificazione al dipendente. Se non c’è prova che la CU sia stata messa a disposizione del lavoratore, il reato non può dirsi integrato.

Le soglie e le pene: quando si rischia davvero
Il reato di omesso versamento scatta solo oltre i 150.000 euro per periodo d’imposta. Le pene? Da 6 mesi a 2 anni di reclusione. È vero che spesso si riesce ad accedere a sanzioni alternative o a sospensioni, ma il danno reputazionale, il blocco delle attività e i costi legali possono essere devastanti.
E non dimentichiamolo: chi è condannato per questo reato può essere interdetto dalla gestione d’impresa per tutta la durata della pena.
Cosa fare per tutelarsi
Controllare le scadenze: delegare la gestione contabile a professionisti affidabili non basta, servono controlli interni.
Rilasciare sempre le CU ai dipendenti, anche in formato elettronico.
Documentare ogni invio, in modo da dimostrare l’effettivo rilascio.
In caso di difficoltà finanziarie, valutare immediatamente il ravvedimento operoso o un piano di rateazione con l’Agenzia.
Se arriva un avviso o un controllo, rivolgersi subito a un penalista esperto in diritto tributario.
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